ULTIM'ORA CHIUSA L'INCHIESTA SU CHIARA FERRAGNI: L'ACCUSA È DI TRUFFA AGGRAVATA
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ULTIM'ORA CHIUSA L'INCHIESTA SU CHIARA FERRAGNI: L'ACCUSA È DI TRUFFA AGGRAVATA

ULTIM'ORA CHIUSA L'INCHIESTA SU : L'ACCUSA È DI TRUFFA AGGRAVATA

Ultima ora, l'inchiesta su si chiude. La Procura di ha concluso le indagini preliminari nei confronti della e di altre tre persone accusate di truffa aggravata per pubblicità ingannevole.

L'inchiesta riguarda due iniziative commerciali: il pandoro Pink Christmas di Balocco lanciato a Natale 2022 e le uova di Pasqua dolci Preziosi del 2021 e 2022. Secondo l'accusa, le operazioni avrebbero ingannato i consumatori suggerendo un legame con iniziative benefiche inesistenti o forzate.

L'accusa sostiene che il meccanismo messo in campo da Ferragni aveva il fine di frodare i consumatori, suggerendo loro che l'acquisto di quei prodotti sarebbe stato alla benefica di alcune iniziative. In realtà, le donazioni promesse sarebbero state esigue rispetto ai ricavi, con prezzi dei prodotti molto più elevati della norma. Ad esempio, il pandoro Pink Christmas veniva venduto a 9,37 euro, tre volte il costo di una versione standard.

A Ferragni sono state contestate penali di oltre 2,2 milioni di euro. La Guardia di Finanza ha ricostruito il meccanismo di marketing messe in campo dalla star del web, che aveva promosso i prodotti sui social network evidenziando un nobile scopo. Tuttavia, il controllo delle transazioni ha dimostrato che le donazioni promesse sarebbero state esigue rispetto ai ricavi.

A fianco di Ferragni sono stati indagati altri tre soggetti: Fabio D'Amato, Alessandra Balocco e Francesco C cannelllo.

La difesa di Ferragni, tramite i suoi legali, si dichiara fiduciosa che la vicenda non abbia rilevanza penale e che verrà risolta positivamente. Ciò nonostante, l'accusa ha chiesto che la procedura venga portata avanti in quanto ha rilevanza penale e interessi sociali in causa.

La vicenda fa parte di una serie di accuse che hanno coinvolto il mondo dello shopping online in Italia e sono state destinate a focalizzare l'attenzione sulla gestione delle immagini dei prodotti online e sulle pubblicità. La giurisprudenza ha stabilito che non è permesso truccare la realtà e fare promesse inesatte per convincere i consumatori ad acquistare prodotti, e questo caso dovrebbe servire da monito per gli operatori commerciali.


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