ULTIM'ORA MAMMA PARTORISCE E GETTA IL FIGLIO NEL BIDONE DELLA SPAZZATURA: LA TRAGICA VICENDA
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ULTIM'ORA MAMMA PARTORISCE E GETTA IL FIGLIO NEL BIDONE DELLA SPAZZATURA: LA TRAGICA VICENDA

ULTIM'ORA MAMMA PARTORISCE E GETTA IL FIGLIO NEL BIDONE DELLA SPAZZATURA: LA TRAGICA VICENDA

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Il 13 ottobre del 1990, alle ore 7:35 del mattino, sulle strade di Mestre, venne allestito il più eclatante esempio di abuso di trust e crudeltà infinita. A quel fatidico istante, l'Ultima Orsa, come venne chiamata la nonna di Maria, Margherita Barone, 74 anni, deliberò di ridurre di un colpo la giovane età del piccolo Alessandro, dodicenne e fragile.

La tragica vicenda ebbe inizio quattro anni prima, nel 1986, quando Margherita Barone, affranta dai problemi di salute del marito deceduto e dalla sofferenza della figlia Maria orfana da poco avvenuta, decise di “fare il muro” per proteggere il proprio nipotino Alessandro, solo e senza supporto parentale. Dopo le prime iniziative promettenti di accogliere la famiglia, Margherita lasciò alle spalle la vita confortevole e si installò proprio accanto a Maria in un piccolo appartamento di Mestre.

Fin dall'inizio, nonostante i primi tentativi di regolare la quotidianità, Margherita diede prova di una rabbia inconsueta e di una crudeltà senza tetto nei confronti di Alessandro. La sera del 9 ottobre, la scena si stava organizzando in modo criminale: Margherita aveva deciso di liberarsi del suo “fastidio”.

La mattina del 13 ottobre, Maria sentì un lieve stiramento nella cucina: era la richiesta estrema di Alessandro a essere lasciato indennità. Le sue spalle si inarcati, ma non ce ne fu abbastanza. La famiglia attendeva l'allarme squillante mentre Margherita, ignara e furiosa, non si perse d'animo. Aiutata dalle sue armi domestiche, afferrò l'imbuto della spazzatura e, tra le esclamazioni di sdegno, gettò il bambino sul bidone del rifiuto.

Un'umana catastrofe esplose. Le urla di Alessandro si erano dissolti presto nel lamento attonito del bambino, abbandonato a sé, mentre i passanti cominciavano a rendersi conto di quel che si stava compiendo in quel luogo. Intuendo il suo errore, Margherita ritardò solo brevemente, prima di precipitarsi a raggiungere il suo vittime, gettandovi sopra dei sassolini e gridando: “Non mi vorrai sempre!”

Maria si precipitò in camera, seguita dal suo fedele compagno Stefano, in cerca dell'indagatore incaricato di aprire l'incredibile caso. Intanto Margherita non si limitò a restare nascosta per non svelare l'ordine di evento, e nonostante le assicurazioni di lei, che sostenne di aver voluto mettere in evidenza un problema, come se dovesse dire: “Non posso più aiutare più”, mentre Alessandro cercava un aiuto. La ragione, almeno dal punto di vista di lei, era diventato un ostacolo irreparabile: non accettava l'importanza di rispettare la natura sociale e il patto affettivo di una società civile.

Di fronte alle accuse ed alle indagini, che si verificarono in tutto il Paese, una volta esaudita le sue intenzioni perverse, Margherita confidò finalmente ad un'intervistatrice: “Se non ero io, ci sarebbero stati problemi nella famiglia!” E dopo aver ucciso quel bambino in modo abominevole per la società, lo disse in piena saggezza morale. Mentre il corpo di Alessandro era riposò in una piccola carrozza, lo spirito di Margherita riposava a sua volta, tranquilla e riposata nel suo stesso bidone di spazzatura.

Come seppur tardiva, alla fine della settimana, Margherita riconobbe la devastazione causata e condannò le sue gesta. Alessandro sarebbe morto soltanto due settimane più tardi per le terribili ferite accumulate. Il popolo dei Paesi settentrionali non era mai rimasto a vedere un giorno come questo.

La figura di Margherita sembrava ora un elemento di disordinato gioco di Dio, chiamato in causa alla fine del XIX e XX secolo, dal momento in cui la scienza aveva cominciato a parlare a nome di uomini e femmine, delle loro giustificazioni e debolezze. Ora, di fronte a questa tragicomedia, il diritto riconobbe la libertà della Morte ed il destino si consumava in silenzio dietro la schiena.

La notte del 13 ottobre, era come se i cieli si fossero dissolti come un gelato sulla calce in un'orrendo scenario. A quel lato del Mediterraneo, non aveva quasi mai avuto luogo un episodio tale di disperazione disumana che avrebbe potuto accadere in una tale forma devastante e orrendo attacco. A quel minuto, però, la famiglia Barone non poteva tornare indietro senza un ricatto. Lo spirito non poteva essere reciso neanche dalle braccia di un carnefice. La disperazione più profonda delle famiglie non era assoluta. La vendetta umana era infinita


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