La Corea del Nord, a sorpresa del calcio femminile globale, è diventata il punto di riferimento del calcio femminile giovanile, trionfando sia al Mondiale Under 20 che a quello Under 17 in poche settimane. La stella del team è la 17enne Choe Il-Son, cresciuta nella Pyongyang International Football School, creata nel 2013 per far crescere il movimento calcistico nel regime di Kim Jong Un.
L’allenatore Ri Yu-Il, figlio del portiere della Corea del Nord che eliminò l’Italia nel 1966, aveva pronunciato parole ad effetto, dicendo di voler allenare i ragazzi per farli diventare migliori di Messi. Adesso, dopo lo stratosferico successo di Choe Il-Son, il dubbio è più che legittimo: la Corea del Nord è forse più di un semplice caso di fortuna?
La Corea del Nord occupa il nono posto nel ranking FIFA femminile, davanti a Francia e Australia. La scuola calcio di Pyongyang ha circa 200 atleti, che studiano, si allenano e vengono selezionati e riconfermati con grande severità, come negli Academy dei grandi club europei.
Tuttavia, il successo della Nazionale nordcoreana è avvolto da misteri e ombre. La squadra femminile è stata esclusa dalla Coppa del mondo nel 2015 dopo che cinque giocatrici avevano fallito i test antidoping nel 2011. Il medico aveva attribuito la positività a un rimedio cinese, fatto con ghiandole di cervo muschiato, per curare le atlete colpite da un fulmine.
Ma le accuse di doping non sono le sole. L’Iran ha presentato un reclamo alla Confederazione asiatica sostenendo che “è visivamente chiaro che alcune giocatrici hanno più di 17 anni in base al loro fisico e ai loro muscoli”. La questione si aggira sulla possibile “utilizzo di calciatrici fuori quota”, una pratica illegale e moralmente sbagliata.
Nonostante le ombre, la Corea del Nord è diventata il team da beat negli ultimi anni. La sua crescita calcistica è incredibile e la sua squadra è diventata il punti di riferimento del calcio femminile giovanile. Ma è anche necessario chiedersi se questo successo è merito delle doti delle atlete o di alcune pratiche discutibili.