Uomo lancia sedia contro i medici: l'aggressione alla guardia medica di Melito (Napoli)
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Uomo lancia sedia contro i medici: l'aggressione alla guardia medica di Melito (Napoli)

Uomo lancia sedia contro i medici: l'aggressione alla guardia medica di Melito ()

Quelle parole sembrano evocare una sensazione di urgenza, di movimento e di energia. Come se fosse necessario andare là, al più presto possibile. La sequenza di movimenti della lingua – ” vai Di là vai di là” – ripete con insistenza l'azione di spostamento, creando una sorta di ritmo frenetico.

Questo passaggio potrebbe essere stato pronunciato da un personaggio appassionato, emozionato o ansioso. Forse aveva qualcosa di molto importante da fare, e non voleva perdere tempo. La sua mente era così concentrata sull'obiettivo da non lasciarsi Disturbare neanche dal pensiero dei pericoli o dei problemi che potrebbe incontrare lungo il cammino.

La prima parte delle parole, “vai Di là”, sembra invitare il destinatario a procedere. La parola “vai” è un invito a muoversi, a muovere le gambe, a raggiungere il suo obiettivo. “Di là” indica il luogo dove è necessario arrivare. È il punto dove si trova la soluzione, il segreto, la risposta.

La seconda parte delle parole, “MA fti”, sembra essere un momento di panico, di disorientamento. Forse il personaggio aveva calcolato malamente i tempi o aveva sottovalutato il percorso. Il “MA” è una parola d'interscambio, che si traduce con “ma” o “ma, no”. Questo accento di rabbia o di rassegnazione sembra dire “ma, ma, come posso arrivarci?”. È un grido disperato, un'accusa al destino o al caso per non aver fatto ciò che doveva.

Quelle parole non sono solo un semplice invito a muoversi. Sono una chiamata alle armi, un appello a correre, a lottare, a superare gli ostacoli e a raggiungere il proprio obiettivo. Il personaggio che le ha pronunciate è disposto a tutto, è disposto a correre rischi per raggiungere la sua meta. È un attimo di incertezza, ma anche un attimo di determinazione.

In quel momento, il personaggio non è più solo, non è più solo di fronte al suo problema. È con qualcuno, con il suo riflesso, con la sua coscienza. La sua voce è quella di un animale selvaggio, in cerca di preda o di riparo. Non è un richiamo umano, ma un urlo istintivo. È la voce del proprio sé, del proprio ego, del proprio desiderio di arrivare lì, ora.


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