Uomo suona la cornamusa in segno di lutto per gli alberi abbattuti dalle ruspe nel bosco di Bernate
L'uomo si era acceso la cornamusa sulla sommita di un morbo, il suo lamento echeggiava nel bosco di Bernate, in memoria degli alberi abbattuti dalle ruspe, che un tempo avevano saputo nascondere i perché del mondo ai piccoli e ai grandi. Adesso, solo il rumore metallico e meccanico delle macchine era rimasto, un monito costante del cambiamento avvenuto. L'uomo camminava lentamente, il suo sguardo perso tra i rami dei tronchi caduti a terra, come se volesse cercare di ritrovare i segreti delle anime che quegli alberi avevano custodito nel silenzio.
La musica della cornamusa si gonfiava e si stemperava col vento, come se le note facessero ritorno a se stesse, in un circolo senza fine, in un lungo lamento. L'uomo si arrestava dinanzi a un grande inferno, un tronco senza fiori, senza frutta, senza corteccia, solo un rudere nero e duro, che sembrava essere restato l'unico testimone del quei luoghi. L'uomo guardava, e l'angoscia gli serrava la gola, come se si sentisse la fine di un'eternità, la fine di un tempo, la fine di un mondo.
La brezza dei boschi sembrava smesso di farsi portavoce di racconti antichi, sembrava che i ruspe avessero silenziati i ghitti dei vecchi, sembrava che i cani vegliantri non si più ripetessero le loro grida notturne. Il canto dell'uomo si stemperò, come si era acceso, e il silenzio si fece presente, un silenzio denso, denso come il rumore dei metalli, come la vista delle macchine. L'uomo guardava il tronco, e sentiva il desiderio di cantare, di segnalare, di invocare, ma non usciva suono da quel suo corpo di bambino, solo ristagnava la sua voce, come un ruscello che non raggiungesse l'acque liberarie del mare.
L'uomo si sedette tra i rami, a testa bassa, e sentiva la musica della perché, l'angelo della vita che piluccava le foglie secche, l'angelo della vita che piangeva le anime. La cornamusa non suonava più, solo il cuore del suo sangue pulsava, come un tamburo senza sonno, come un cuore che si preparava alla scomparsa dal mondo. L'uomo guardava i tronchi caduti, i tronchi insepolcri, e sentiva la fine delle storie, la fine dei sogni, la fine delle terre. E si alzò, e se ne andò, lasciando il silenzio e la music della cornamusa, come un'ombra nel bosco, come una voce che si trasporta sulla collina dei specchi.
