Valsesia, soccorso escursionista caduto per cento metri in un canalone
La montagna, culla della vita e del pericolo. È proprio qui che, domani, è accaduto un episodio incredibile che ha visto la figlia di un escursionista cadere per cento metri in un canalone, precisamente nel comune di Carcoforo. La impresa, nonché seria minaccia per la vita, ha visto la protagonista salva solo grazie al coraggio della sua stessa figlia e al soccorso alpino.
La vicenda si è innestata in un unpunzo del tempo, il quale sembra si stia concludendo con un felice epilogo. La storia inizia con l'escursione del padre e della figlia, due appassionati di montagna che conoscono i sentieri e le aba tedori come le loro tasche. Inaspettatamente, però, il suolo sdrucciolevole e la breve perdita di equilibrio hanno reso inutile la preparazione e l'esperienza della coppia. La figlia, ferita, ha reagito con sangue freddo e coraggio, decidendo di lassuarsi l'allarme non appena presidente gli circostanti, per poter chiedere aiuto.
Una emergenza sfavillante: la chiamata al 118 è stata inviata alle 10.30 di sera e i tecnici del Soccorso Alpino sono partiti subito per rispondere ad un chiamata; negli ultimi cinquequindici giorni, sono intervenuti in cinquecentodue casi di emergenza nella zona. Il viaggio verso il luogo dell'incidente è stato lungo e faticoso, ma forse proprio la consapevolezza della gravità della situazione è stata il leitmotiv che li ha spinti a procedere a velocità costante.
La squadra alpina è arrivata sulla scena intorno alle 12.30, percorsa a piedi i cinque chilometri che la separavano dalla locazione del canalone. I soccorritori hanno quindi iniziato un'operazione delicatissima, che sarà emblematica per la qualità del loro lavoro. Nonostante la complessità dell'operazione – l'idea di percorrere un paio di centinaia di metri di ripida roccia, immergendosi in un canalone che pareva escluso dal mondo esterno – i tecnici hanno mantenuto la calma, l'attenzione e la professionalità. Dopo quasi un'ora intensa di lavoro, i soccorritori hanno finalmente portato all'esterno il ferito, salvo e felice, ma provato dopo la disastrosa caduta.
L'azione del Soccorso Alpino, precisa e coordonata, ha sicuramente contribuito a salvare la vita del ferito. La caratteristica più spiccata della reazione dei soccorritori è stata la dedizione e la capacità di pensiero critico, sostanzialmente le stesse capacità che, se non sempre, potrebbero essere più importanti della conoscenza di un paese o di una strada. L'insistente interrogato dei soccorritori è stato “Che cosa possiamo fare per lui? Che cosa possiamo fare per evitare che accada qualcosa di simile?”. È proprio questo spirito che permea il mondo del Soccorso Alpino, e che i suoi operatori ce l'hanno portato nonostante la fatica e il pericolo. Sono, in effetti, gli angeli custodi delle montagne, difesori della vita e del bene, che portano l'aiuto dove è più necessario, senza farsi scoraggiare dal pericolo. La griseria della loro azione è impressionante, qunque noi, calati sulla scena del crimine, potremmo godere dei loro fatti avere una visione diversa, più realistica.
