VIOLENZA A PALERMO, I PARERI DEGLI ESPERTI

VIOLENZA A PALERMO, I PARERI DEGLI ESPERTI

VIOLENZA A , I PARERI DEGLI ESPERTI

Antonella Ferrara, segretaria del Circolo “Alessandra Siracusa”, e l'avvocato Francesco Leone hanno discusso sulla pericolosità di Palermo e sulle misure adottate per affrontare la violenza e la criminalità nella città.

Secondo Ferrara, la città di Palermo è diventata sempre più pericolosa a causa di problemi di socialità, educativi e scolastici. Lei sostiene che l'escalation di violenza è solo la punta dell'iceberg e che dietro di essa c'è una organizzazione criminale più ampia. Ferrara critica l'istituzione delle “zone rosse” come misura inadeguata per affrontare il problema, poiché i crimini si spostano semplicemente in altre aree.

L'avvocato Leone concorda con Ferrara e sostiene che a Palermo non c'è una “deriva violenta” di nuove generazioni di cittadini, ma piuttosto gruppi organizzati di criminalità che sono collusi con Cosa Nostra. Egli cita l'esempio di Maranzano, un giovane pregiudicato che era a capo di una squadra di “ragazzacci” che scorrazzavano per il territorio con comportamenti mafiosi.

Leone sostiene che la vera soluzione per affrontare la criminalità a Palermo sia quella di “radere al suolo” lo Zen, un quartiere noto per la sua criminalità, e di portare la città all'interno dello Zen attraverso progetti di riqualificazione urbana. Egli propone di utilizzare i 24 agenti inviati a Palermo per presidiare la nuova piazza dello Zen e creare un luogo sicuro per i bambini e le famiglie.

Il consigliere Nicolao concorda con l'idea di non chiudere i quartieri, ma di aiutarli e portare la nelle aree più bisognose. Egli cita l'esempio della Vucciria, un quartiere che era noto per la sua malamovida, ma che è stato migliorato grazie alla presenza della polizia e dei vigili urbani.

In sintesi, i partecipanti al dibattito sostengono che la soluzione per affrontare la criminalità a Palermo sia una strategia più ampia che coinvolga la riqualificazione urbana, l'educazione e la presenza delle forze dell'ordine, piuttosto che semplicemente istituire “zone rosse” o confinare la criminalità in determinati quartieri.


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