La Germania s’è inoltrata. E sono crudeli gli scenari che si profilano per i lavoratori – Volkswagen sarebbe pronta a tagliare fino a 30mila posti di lavoro in Germania, un quarto dei dipendenti. Il doppio di quanto ipotizzato solo pochi giorni fa da Bloomberg – dalle aziende si nega, ma la prossima settimana partiranno le trattative con i sindacati sui licenziamenti e sulla chiusura di un stabilimento – il ministro dell’Economia, Robert Habeck, non esclude un soccorso del governo: “L’azienda è di fondamentale importanza per il paese”.
Secondo un articolo di Manager Magazin, Volkswagen potrebbe tagliare fino a 30mila posti di lavoro in Germania, una cifra che comprende anche il settore di ricerca e sviluppo. Questo terrore tra i circa 130mila dipendenti del brand Volkswagen, poco più di un terzo di tutti i dipendenti del gruppo in Germania.
In realtà, la cifra è parte di una indiscrezione che attribuisce questa dichiarazione al CEO del primo produttore automobilistico europeo, Oliver Blume. Blume avrebbe affermato alcuni mesi fa che la riduzione di 30mila posti di lavoro in Germania fosse realistica nel lungo termine. La cifra è stata definita “senza fondamento” e “sciocchezza” dal consiglio di fabbrica della Volkswagen, l’organismo sindacale interno.
La Volkswagen vuole mettere fine dopo un trentennio agli accordi sulla sicurezza del lavoro, i contratti sarebbero stati tutelati fino al 2029. I due governi, quello federale e la Bassa Sassonia (azionista al 20,2%), stanno riflettendo su come sostenere il percorso di ristrutturazione.
Lo stesso Antlitz, commentando i conti del primo semestre, con utili in calo, aveva avvisato che la spesa per gli investimenti nel periodo 2025-2029 sarà ridotta a circa 165 miliardi di euro dai 180 miliardi del periodo 2024-2028.
La situazione è estremamente drastica e senza precedenti negli 87 anni di vita di Volkswagen. Il piano di ristrutturazione dei costi da 10 miliardi di euro già pianificato non basta e il top management ha calcolato che servono altri 5 miliardi.