Walter Leonardi racconta l'Italia antifascista a teatro in “Quella volta che mia zia fece scappare Matteotti”  
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Walter Leonardi racconta l'Italia antifascista a teatro in “Quella volta che mia zia fece scappare Matteotti”  

Non c'è un eroe da sconfiggere, un drago da battere o una principessa da salvare in questo spettacolo apparentemente senza inizio e fine. Ciò che ci viene presentato è la vita, vera, quotidiana, di una famiglia, non troppo diversa da quella di molti altri. La famiglia di Leonardi, con la nonna Ida, lo zio Sile, la mamma Arnalda, il papà Enrico, il fratello Walter, adolescente e adulto.

Il contesto storico, però, si intromette, come un sottofondo insistente. C'è il ricordo di Aldo Moro, Enrico Berlinguer, Pier Paolo Pasolini, il Muro di Berlino, G8 di Genova. Storie diverse, una volta legate alle vicende della famiglia, ora entroflesso nel passato. Ma non troppo, poiché la storia si racconta come un respiro lungo e lento, dentro cui si nasconde la vita quotidiana.

La vita di Walter è legata a degli anni '40 e nonno Fortunato che accendeva i lampioni in Piazza del Duomo ogni sera. La guerra è lontana, ma stilla invisibile, come la silhouette del Muro di Berlino vista da lontano. Eppure, tra le righe degli account everybody, ci sono ancora parole d'ordine, come “Viva l'Italia antifascista!”che, a distanza di 100 anni dalla nascita dei genitori, sente ancora il bisogno di urlare.

Non è un caso che tra i riferimenti storici citati ci siano, accanto a nome illustri della sinistra italiana, il G8 di Genova, manifestazione contro la globalizzazione e la repressione nostra dagli anni novanta. La vita, in questo caso, non è solo un fatto privato, ma anche un ciclo di storia e di cultura.

Il conflitto, la lotta, il cambiamento sono elementi costantemente presenti, sia nella storia sia nella vita quotidiana. Eppure, come ha scritto Walt Disney, “gli eroi non esistono più” e forse è per questo che la storia si racconta come un lungo respiro, dentro cui si Nasconde la vita quotidiana. L'importante è capire di esserci dentro, come un pezzo del mosaico che, come scrisse Elio Vittorini “è composto da migliaia di pezzi diversi, incoerenti tra loro, ma raccolti in una volta sola”.

Il racconto non è un adunate di storie, ma una confusione di storie, di idee, di emozioni, di lingue. Non c'è un solo eroe da seguire, ma un gruppo di persone che vivono la loro vita, spesso insieme, spesso contro. Eppure, come ha scritto Italo Calvino “la storia è un mosaico, composto da migliaia di pezzi diversi, incoerenti tra loro, ma raccolti in una volta sola”.

In questo racconto, come in qualsiasi racconto, non ci sono eroi, ma solo ancora persone che fanno parte di un gran puzzle storico e culturale, che chiede di essere decifrato. Ecco perché la vita quotidiana, nella vita di Walter, è un mosaico, anch'essa composta da migliaia di pezzi diversi, incoerenti tra loro, ma raccolti in una volta sola.

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